Rinasce il Corpo Volontari per la Libertà

Il Comando generale del Corpo Volontari della Libertà (CVL) venne istituito il 19 giugno 1944 quale evoluzione del preesistente Comando militare per l’Alta Italia. La decisione del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) venne presa per almeno tre motivi:

1) Risolvere il problema del coordinamento delle brigate partigiane che facevano capo ai diversi partiti;

2) Fornire loro, in modo unitario e coordinato, un sostegno logistico, economico e organizzativo;

3) Dar vita a un organismo militare che potesse dialogare ai massimi livelli con il governo Bonomi in carica nell’Italia centromeridionale liberata e con gli alleati, piuttosto restii a riconoscere un ruolo alle organizzazioni partigiane.

Del Comando generale facevano parte sei membri: uno per ciascuno dei partiti della Resistenza (Pci, Psiup, Dc, Partito d’Azione, Pli) più il consigliere militare. In caso di parità la questione veniva rinviata al CLNAI. In meno di un anno, il Comando generale del CVL riuscì a svolgere un ruolo rimarchevole nei confronti delle 110 brigate (oltre diecimila uomini), divenne interlocutore autorevole del governo e degli alleati e rappresentò la fonte in assoluto più accreditata di informazioni e comunicazione nell’ultimo anno di guerra. Il 25 aprile il Comando generale organizzò e guidò l’insurrezione finale in tutte le città del Nord e i suoi membri (Parri, Longo, Mattei, Stucchi, Argenton e Cadorna) aprirono la sfilata partigiana del 6 maggio 1945 a Milano.

Lo stesso 6 maggio, la bandiera del Corpo Volontari della Libertà (oggi custodita nel Museo Sacrario delle Bandiere al Vittoriano) venne decorata dal generale americano Crittenberger con la Medaglia d’Oro, conferita con Decreto Luogotenenziale del 15 febbraio 1945.

Il 15 giugno successivo il Comando si sciolse dopo aver ceduto i suoi poteri alle autorità militari alleate.

Tredici anni dopo, con la legge del 21 marzo 1958, n. 285, il CVL ottiene il riconoscimento giuridico di corpo militare regolarmente inquadrato nelle forze armate italiane. La norma sancisce giuridicamente quello che gli storici avevano già riconosciuto: il fatto, cioè, che la Resistenza italiana è stata un movimento di popolo che riuscì a darsi strutture politiche e militari capaci di essere protagoniste in prima persona, a fianco degli alleati nel processo di Liberazione del Paese.

Al comma 1 della suddetta legge, si recitava: «Il Corpo Volontari della Libertà (CVL) è riconosciuto, ad ogni effetto di legge, come Corpo militare organizzato inquadrato nelle Forze armate dello Stato, per l’attività svolta fin all’insediamento del Governo militare alleato nelle singole località».

L’eredità storica, politica e morale del CVL è stata assunta dall’omonima Fondazione che, costituita a Milano il 18 luglio 1947, aveva il compito di dare sostegno e assistenza ai partigiani in difficoltà e alle famiglie dei caduti e con l’obiettivo di approfondire e perpetuare la storia della Resistenza, la Fondazione ha sempre proseguito e prosegue il suo lavoro.

L’attività della Fondazione riprende oggi, con un nuovo direttivo, il suo cammino di valorizzazione dell’unità militare e politica della Resistenza.

Nel suo editoriale sul sito www.fondazionecvl.it, online da qualche giorno, così scrive il nuovo Presidente della Fondazione, Emilio Ricci:

Nei primi trent’anni della sua vita, la Fondazione CVL, che ho l’onore di presiedere, si dedicò prima di tutto ad aiutare e sostenere (con iniziative assistenziali, economiche e sociali) i combattenti superstiti e le loro famiglie. Poi, col tempo e col venir meno di gran parte dei partigiani combattenti, la CVL ha voluto e dovuto farsi carico di un compito per certi versi anche più difficile: valorizzare, tramandare e tenere vivo il concetto di una Liberazione ottenuta anche grazie al contributo determinante di un esercito popolare.

Oggi si tratta di continuare quest’opera, di farlo con tutti i mezzi a nostra disposizione, di proseguire nel racconto e nella valorizzazione di quanto accadde negli anni della Resistenza ma anche di scoprire, portare alla luce, smascherare e combattere con determinazione i molti e diversi neofascismi che si annidano nella nostra società. Perché c’è il fascismo di chi nega ancora i fatti, di chi dice che la Resistenza fu una questione “tra fascisti e comunisti” e che di fascismo “non si può neanche più parlare” perché “è finito nel 1945”.

Clicca qui per visualizzare la Mappa digitale della Resistenza nel Tigullio.

In Foto: Il Comando generale del Corpo Volontari della Libertà (C.V.L.) nella sfilata del 6 maggio 1945. In prima fila, a simboleggiare l’unità della Resistenza, i rappresentanti delle cinque forze politiche che parteciparono alla lotta di Liberazione, da sinistra: Magg. Mario Argenton (Pli e Formazioni autonome); Giovanni Battista Stucchi (Psiup); Ferruccio Parri (Partito d’Azione); Gen. Raffaele Cadorna (Comandante militare del C.V.L.); Luigi Longo (Pci); Enrico Mattei (Dc); l’ultimo a destra non è identificato. In seconda fila sono riconoscibili, sempre da sinistra: Ilio Barontini (Gap e Sap, con l’impermeabile chiaro), al suo fianco Aldo Lampredi, poi Fermo Solari, l’ultimo a destra è Walter Audisio (tutti e tre componenti del C.V.L.)

Fonti:

https://www.anpi.it/

Pubblicato da Matteo Brugnoli

Maritime Consultant

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: