Come un “grande fratello” che dall’alto controlla ed intimorisce chi sta ai suoi piedi, a Chiavari sulla collina delle Grazie in mezzo alla vegetazione si trovano i resti di un osservatorio affacciato sul mare e sulla città.
Per comprendere appieno cosa questa minaccia rappresentasse per Chiavari e per tutto il golfo del Tigullio è necessario fare un passo indietro di 75 anni.
E’ il 25 aprile 1945, i Partigiani e gli alleati trovano una tenace resistenza prodotta dal fuoco delle batterie tedesche che incessantemente colpiscono dalla zona del Curlo e dalle Grazie.
Sulla sponda chiavarese dell’Entella si apre un fronte di fuoco, sono le postazioni di retroguardia della colonna Pasquali che non permettono alla Brigata Garibaldina “Zelasco” di entrare a Chiavari passando dal ponte, oggi conosciuto come ponte della Libertà.
Nel frattempo sul lato lavagnese dell’Entella, si allineano i carri armati alleati che neutralizzano il fuoco di sbarramento nazi-fascista, questo però li espone al tiro dei tedeschi che cannoneggiano dalle Grazie. La colonna di carri è talmente numerosa che giunge oltre l’altro capo di Lavagna.
Il Comando alleato decide cosi’ di prendere possesso della città bombardandola via mare, ma questa scelta trova la forte opposizione del Comandante Eraldo Fico “Virgola” della Brigata “Coduri” (che da li’ a poco sarebbe diventata Divisione).
“Virgola” riesce a convincere gli alti comandi alleati ad attendere ancora qualche ora, offrendosi di impegnare uomini della Resistenza per liberare una volta per tutte dai nazi-fascisti la città di Chiavari.
Questa scelta comportò vittime tra le fila partigiane ma salvò la popolazione civile dalla distruzione e dalla morte.
Fra le vittime partigiane cadute in quei giorni di Aprile del 1945 si ricordano Ottorino Bersini “Basea” (caduto a Chiavari), Rugi Marino detto Ruggi Mario “Otto” , Antonio Minucci “Scorpione” e Fè Luigi “Furio” (caduti a Lavagna), per conoscere le loro storie e visualizzare nella Mappa digitale la posizione delle lapidi, che ne ricordano il luogo di caduta, clicca sopra i loro nomi.
Per dettagliare meglio quei momenti si riporta qui di seguito un interessante estratto Dal libro: “Cosa importa se si muore” di Mario Bertelloni e Federico Canale (Res Editrice, Milano, 1992):
Mercoledì 25 aprile [1945]. (,,,) La signora Westermann, titolare dell’albergo in via Romana, dove tra l’altro i tedeschi sono di casa, si fa portavoce di una mediazione con il comandante della batteria. Questi, un austriaco, si impegna a non sparare purché non attaccato dai Gap o dai partigiani. Tutto sembra procedere nel migliore dei modi quando, verso le ore 15, il comandante della batteria del Curlo, tale capitano Campanini, ordina di aprire il fuoco contro le truppe alleate dislocate sul lungomare di Cavi. (…).
Gli alleati centrano un bunker sotto il santuario delle Grazie ma è come aver pescato un jolly perché non riescono a comprendere da dove arrivino le cannonate.
Giovedì 26 aprile. (…) Prima della ritirata, pionieri tedeschi minano le postazioni delle Grazie; sotto il Santuario c’è un’autentica santabarbara. Jan Zacher e Jan Wegner, [polacchi] dell’artiglieria germanica, evitano la distruzione della chiesetta; Wegner taglia con un colpo d’ascia il filo della carica prima che salti tutto in aria e con il commilitone corre a nascondersi. (…) Nove anni più tardi (…) quell’ufficiale tornerà a Chiavari per ringraziare del trattamento riservatogli al momento della cattura (…)
Ecco alcune testimonianze anonime di quei ultimi concitati momenti prima della Liberazione:
“La batteria delle Grazie venne approntata per essere distrutta ed abbandonata la mattina del 25 aprile. L’improvviso apparire delle avanguardie americane a Cavi indusse i tedeschi a rioccupare la posizione ed intervenire bombardando l’Aurelia. L’azione rallentò la progressione degli americani permettendo ad un grosso gruppo (la famosa “colonna Pasquali”) di ritirarsi in direzione di Genova lasciando lo squadrone esplorante divisionale (della divisione Monterosa) a condurre un’azione ritardatrice sulla riva dell’Entella. Con l’approssimarsi del combattimento, la batteria non fu più in grado di supportare i bersaglieri battendo bersagli lungo la foce del fiume, cioè presentanti una notevole depressione. Nel pomeriggio i tedeschi abbandonarono definitivamente la posizione rimuovendo i congegni di sparo dei due pezzi sotto l’azione della controbatteria americana (598° FA Bn). I danni ancor oggi visibili sono stati causati dal tiro diretto degli Tank-Sherman e gli M-10 (Tank Destroyers) che appoggiarono l’assalto del 2/473° lo stesso giorno”.
Ciò che tenne sotto scacco la lotta di Liberazione fino al 25 Aprile 1945 fu il cannone binato delle Grazie, posto qualche metro sopra il bunker osservatorio.
Era lo stesso che fu installato sugli incrociatori della “Classe Capitani Romani” (2 x 135/45 mm) Mod.OTO-1937 . Quest’arma era considerata la migliore che sia stata costruita nella Seconda guerra mondiale. Aveva una gittata di 20.000 mt. ed era perciò in grado di colpire qualsiasi bersaglio presente nel golfo Tigullio, da Portofino a Sestri Levante.

Oltre alla posizione strategica del luogo, i tedeschi scelgono quella postazione del Golfo del Tigullio perchè non trascurarono neppure l’ipotesi di uno sbarco Alleato sulle spiagge di Chiavari, Lavagna e Cavi di Lavagna, i cui alti fondali ben si prestavano ad una rapida conquista della Via Aurelia e della Ferrovia che transitano, tuttora, a pochi metri dal bagnasciuga. Numerose sono le “tracce” delle difese costiere in cemento armato per contrastare l’eventuale sbarco degli Alleati, come il muraglione anti-sbarco, visibile ancora oggi lungo tutto il litorale.
Proprio per questo timore, lungo la Riviera orientale la Wehrmacht fece costruire numerose tipologie di così dette “casematte” . Le più note avevano forma cubica o circolare con una feritoia rivolta verso al mare da cui spuntava un cannone da 50 mm pronto a fermare gli Alleati sulle nostre spiagge. Molte altre casematte, che affiorano tuttora tra le sterpaglie lungo le spiagge, furono per lo più costruite con tre o quattro feritoie ed erano armate con nidi di mitragliatrici di vario calibro. Le casematte più comuni erano note con il nome di tobruk e s’ispiravano alle postazioni italiane installate durante la Campagna del Nordafrica. L’efficacia di queste piccole fortificazioni convinse i tedeschi ad adottarle anche per la difesa delle coste liguri costruendole in cemento armato e incassandole a terra con piccole “riservette” per le munizioni. Spesso i tobruk venivano costruiti anche per la difesa delle batterie di maggiori dimensioni, mentre altre particolari costruzioni in cemento armato, contenevano una camera di combattimento circolare, dov’erano presenti almeno quattro feritoie armate di mitragliatrici che sbarravano l’accesso alle principali vie di comunicazione litoranee e funzionavano da posti di blocco costieri.
Le maestranze Tedesche, in collaborazione con specialisti dell’Ansaldo, della Oto Melara e dell’Arsenale di La Spezia, allestirono nuove batterie costiere utilizzando l’abbondante numero di pezzi campali catturati al Regio Esercito dopo l’8 settembre 1943.
La postazione del “Cannone delle Grazie” era rifornita da terra (S.S. Aurelia) e via mare tramite sentieri più o meno nascosti, anche per mezzo di un elevatore ubicato presso una galleria a livello del bagnasciuga. Sono inoltre visibili altri bunker per nidi di mitragliatrici e supporti per apparati di telecomunicazioni. L’osservatorio bunker era munito di telemetro per il calcolo della distanza degli obiettivi.
Qui di seguito alcune immagini recenti del Bunker delle Grazie, dove oltre all’ingresso è ancora ben conservata la piastra del basamento con i perni in acciaio sopra i quali venne posizionato e fissato il telemetro:




La scelta dell’ubicazione del sito fu senza dubbio oculata, poiché i Nazisti tennero conto della vicinanza del Santuario che garantiva l’uso delle varie utenze: luce, gas, acqua e linee telefoniche, oltre alle ben note vie di fuga nelle varie direzioni.
La stato di conservazione di queste costruzioni è di abbandono, l’esterno del bunker risulta essere semi sepolto da terra e detriti anche se il cemento non è deteriorato, il bunker telemetrico ha la facciata rovinata da innumerevoli graffiti.
Clicca qui per visualizzare il luogo sulla Mappa della Resistenza nel Tigullio
Link per alcune fonti ed approfondimenti:
http://mollaii.altervista.org/Sito_Bunker/Chiavari/Bunker3.htm
Foto copertina Di MVSN – http://www.worldwarforum.net/forum/viewtopic.php?f=83&t=10997, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=4020524
Foto Mod.OTO-1937 http://www.culturanavale.it/documentazione.php?id=349