La lotta di Liberazione si era dotata di uno strumento di controinformazione alla propaganda repubblichina fascista.
Non era inusuale trovare sui manifesti affissi dalle camicie nere sopra le case e i muri delle città, proclami nei quali si intimava la chiamata alle armi al fianco dell’invasore tedesco, oppure minacce di ritorsioni su chi avesse partecipato o sostenuto la causa partigiana.
La lotta clandestina non avveniva solo attraverso la guerriglia ma fu anche una battaglia verbale sul piano della comunicazione, di frequente i suddetti manifesti venivano coperti da altri dalla Resistenza, dove si indicava quello di Salò come uno stato fantoccio al servizio di Hitler e Mussolini.
Nel territorio del Tigullio per le file resistenziali agivano la Divisione “Cichero” e la Divisione “Coduri”, queste due formazioni si dotarono di giornali clandestini denominati “Il Partigiano” e “La Voce Garibaldina“, quale strumento di comunicazione e propaganda Antifascista.
“La Voce Garibaldina” aveva cadenza settimanale ed era realizzato con il ciclostile, è impaginato su due colonne e stampato su fogli formato a4, la prima uscita è datata 10 Marzo 1945.
Il responsabile della pubblicazione era l’addetto stampa della Brigata Coduri, Vladimiro Cosso “Miro”(Vice Commisario con funzioni amministrative), compagno per i 69 anni di vita successivi di Irene Giusso “Violetta”.

Alcune rubriche sono fisse, come per esempio in prima pagina “L’azione è la nostra miglior difesa”, in cui si raccontano le azioni militari portate a termine dalla formazione. Sempre presente anche la rubrica “La Guerra di Liberazione”, in cui si tratteggia la situazione politica e militare livello nazionale e internazionale. La rubrica “Eroi” ricorda i caduti mentre “Voci della Coduri” da spazio agli scritti dei partigiani. Non mancano gli attacchi alle formazioni della RSI presenti in zona, nello specifico la Divisione Alpina Monterosa.
La nascita del “Il Partigiano” è frutto dell’idea di Anton Ukmar “Miro”, prima capo della Delegazione Garibaldi del triumvirato insurrezionale genovese e poi, dall’agosto 1944, membro del Comando Unificato militare Ligure e comandante della VI Zona Operativa.
Giunto a Bobbio da Genova nel giugno del 1944, Ukmar si prodiga per la realizzazione di un giornale clandestino in grado di diffondere e divulgare gli ideali della lotta di Liberazione e di gettare le basi dell’Italia post bellica.
Il primo numero de “Il Partigiano” esce il 1° agosto 1944 a Bobbio, con il sottotitolo “organo della divisione garibaldina Cichero” e solo nel settembre dello stesso anno, con il numero 7 (27 settembre 1944) appare la dicitura “organo della Sesta Zona Operativa”.
Attorno a “Il Partigiano” viene ben presto a crearsi una vera e propria redazione sotto la direzione di Giovanni Serbandini “Bini”, già responsabile della sezione stampa della 3° divisione garibaldina “Cichero”, nominato in seguito responsabile della sezione stampa e cultura dell’intera VI Zona operativa.
Durante la clandestinità vengono pubblicati 15 numeri, dall’agosto 1944 all’aprile del 1945, distribuiti al costo unitario di una lira. Alla realizzazione del periodico collaborano, tra gli altri, i partigiani Giorgio Gimelli “Gregory”, Mauro Orunesu “Luciano”, Spartaco Franzosi “Spartaco”, Kino Marzullo “Kim”, Stefano Porcù “Nino”; i pittori Nicola Neonato (“Pollaiolo”), Renato Cenni (“Acido”) e Vittorio Magnani (“Marcello”) si occupano dell’impaginazione del foglio e della realizzazione delle illustrazioni che arricchiscono il testo.
La diffusione de “Il Partigiano”, così come il processo di produzione, dipendono fortemente dalle vicende militari che coinvolgono la Zona operativa. La stampa, che avviene in un primo periodo nella Bobbio libera (con una macchina del 1890), viene spostata a Bettola a causa del rastrellamento di agosto 1944 e solo nel novembre dello stesso anno la sede editoriale torna a Bobbio, per poi essere nuovamente spostata nel paese di Scorticata durante il rastrellamento invernale.
Il reperimento di un nuovo ciclostile e le ampliate possibilità permettono, nel marzo del ’45, l’apertura di una seconda tipografia a Foppiano, nei pressi di Gorreto, portando la tiratura a circa 5-6.000 copie e permettendo la diffusione del periodico nelle edicole della Val Trebbia e di Genova.
Nell’aprile del 1945 prende vita anche il supplemento “Stampa Libera”, anch’esso distribuito al costo di una lira. La pubblicazione de “Il Partigiano” prosegue con le stesse finalità nel dopoguerra, quando la testata diventa organo ligure dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Nonostante la matrice comunista del direttore e dei redattori, “Il Partigiano” mantiene una linea rispettosa delle altre affiliazioni all’interno della Cichero e della Zona Operativa dalla quale scaturisce una prosa brillante e ricca che si sviluppa in numerose rubriche che spaziano dalla memorialistica al bollettino di guerra, senza tralasciare la politica, la cronaca e l’arte partigiana.
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Fonte dettagli storici: libri di Resistenza locale e http://www.reteparri.it/