I Partigiani erano uno spaccato della gioventù italiana degli anni ’40.
Ragazze e ragazzi poco più che ventenni (non cosi’ rari erano anche gli adolescenti) con gli stessi timori e la stessa audacia dei giovani moderni, di diversa estrazione sociale e culturale ma uniti in una lotta comune sotto la stessa bandiera, il tricolore libero dalla dittatura, libero dal pensiero unico.
Quei giovani scelsero nomi di battaglia che per diversi motivi rappresentavano l’immaginario collettivo o la loro personale storia, molti furono ad esempio i figli di immigrati meridionali che arruolati nelle brigate del nord scelsero nomi che ricordavano le proprie origini, fra questi i più comuni furono: “Palermo”, “Sardegna”, “Cosenza”, “Puglia”.
Nella maggioranza dei casi vennero scelti nomi legati appunto all’immaginario collettivo dell’epoca, come ad esempio quello sui film westeren o sui fumetti, cosi’ i ragazzi che entrarono nella Resistenza scelsero nomi come “Dartagnan”, “Atos”, “Tarzan”, “Aquila Rossa” , “Tempesta”, etc. …
Altri nomi provenienti dall’antichità classica come “Achille” o “Ulisse”, alcuni si richiamavano alle figure politiche dell’epoca come “Stalin”, oppure chi si richiamava ai nomi classici americani “Tom”, “Dick”, Jack”, chi invece agli eroi sportivi come “Bartali” o “Carnera”.
Ancora oggi sentiamo su di loro discorsi piuttosto fastidiosi tipo: “…anche senza i Partigiani gli americani avrebbero liberato l’Italia e se è cosi’ non sarebbe stato meglio che quei ragazzi se ne fossero rimasti a casa evitando di farsi uccidere, evitando rappresaglie e tante vittime” , discorsi che in moltissime famiglie italiane si sono fatti e si fanno ancora.
Ammettiamo che tutto ciò possa essere vero (ben sapendo che cosi’ non fu’) e che la lotta Partigiana non avesse avuto un ruolo importante, la Resistenza diede dell’Italia un’immagine nuova e diversa agli occhi del mondo e agli occhi delle Nazioni Unite che del popolo italiano diffidavano proprio a causa del fascismo.
Questi ragazzi dimostrarono al mondo che c’erano molti giovani che dal fascismo erano usciti e che non ci avevano mai creduto o che non ci credevano più, e che volevano un’Italia libera e democratica anche al costo della loro stessa vita.
Questa fu la nuova Italia, che permise quel riscatto sociale e politico negato dal fascismo.
Anche per questo la Resistenza scelse Garibaldi e la sua stella come simbolo di battaglia, cent’anni prima Camillo Benso di Cavour su di lui scrisse:
“Non possiamo metterci contro Garibaldi, perchè ha reso all’Italia i più grandi servigi che l’uomo potesse renderle, ha dato agli Italiani fiducia in se stessi, ha dimostrato all’Europa che gli Italiani sapevano battersi e morire sui campi di battaglia per conquistare una Patria”, e la Resistenza dimostrò la stessa cosa.
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(Foto della copertina del libro “Noi Partigiani” edito da Feltrinelli)