Morire a 20 anni il 25 Aprile 1945, dopo aver salvato Chiavari dal bombardamento.

Lottare, combattere per rincorrere un sogno: la libertà.

Si può sintetizzare cosi’ lo spirito che ha mosso un’intera generazione, quella che non si arrese di fronte al nemico, un nemico numericamente più grande e militarmente meglio attrezzato ma privo di quell’arma segreta che solo i Partigiani avevano: Valori unitari in cui credere e principi da rispettare, fino alla morte.

Morte che Ottorino Bersini “Basea” incontrò nel giorno più bello per la Storia d’Italia, il giorno della Liberazione dal nazifascismo.

Sotto i colpi dei cannoni tedeschi, le truppe alleate decisero di bombardare le linee nemiche con un attacco dal mare. Per la Città di Chiavari sarebbe stato un massacro, cosi’ il Comandante della Divisione Coduri Eraldo Fico “Virgola” propose un’azione differente guidata dalle formazioni partigiane sotto il suo comando.

Fu cosi’ che la Brigata “Longhi”, sotto la guida di Castagnino”Saetta”, dalla Val Graveglia appena liberata si spostò in zona Monticelli di Cogorno.

Nel frattempo, di notte la Brigata “Longhi” si avvicinò a Caperana nella zona delle caserme, costretti ad attraversare l’Entella e la strada, che in quei frenetici momenti era percorsa dalle linee nemiche in ripiegamento, cosi’ da portarsi verso le colline di Ri Alto e San Lazzaro.

Fu in questo momento che le colonne nemiche aprirono il fuoco contro la “Longhi”, colpendo a morte il giovane ventenne Ottorino Bersini “Basea”.

Il suo fu l’ultimo sacrificio del Tigullio, un sacrificio che salvò un’intera città da morte e distruzione.

La lapide commemorativa si trova all’inizio della salita per Ri Alto, all’incrocio tra Corso Lima e Viale Devoto, clicca qui per visualizzarla nella mappa digitale

Pubblicato da Matteo Brugnoli

Maritime Consultant

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